| Da presidente ad amministratore unico con un obiettivo: evitare il fallimento e trovare nuove risorse. Ma non è un’impresa semplice Garilli: «Devo difendere un patrimonio di tutti» «Superare l’emergenza, non chiudo la porta a nessuno»
I casi della vita. Uno gironzola nella zona tribunaleprocura per cercare di capire che aria tira (stiamo parlando ovviamente delle vicende biancorosse, che da un po’ di tempo si sono allontanate dagli stadi), mette il naso nel bar più vicino per bere un caffè e ci trova, seduto a un tavolo con davanti una piccola rassegna stampa, Fabrizio Garilli.
Come devo chiamarla? Presidente, amministratore o che? «Va benissimo, amministratore, visto che questa è la mia nuova veste nel Piacenza».
Una montagna di ricordi sfila in un attimo davanti agli occhi, quelli dello scriba ormai maturo e quelli dell’ex-presidente tornato in sella fra mille problemi: «La mia giornata inizia al mattino presto e finisce alle undici e mezzo di sera».
Non è un caso che Garilli sia lì. Fuori il collegio dei suoi avvocati (sono in tre, riconosciamo Claudio Borgoni) fa la spola fra Tribunale e Procura. I legali hanno perlatro già preso visione del materiale acquisito dalla Guardia di Finanza nella sede biancorossa e direttamente nell’abitazione piacentina di Garilli. «Come si sarebbe sentito lei se le avesse suonato il campanello la Finanza di primo mattino? Ma io non ho niente da nascondere, a me hanno prelevato solo una busta chiusa».
Che c’entrava, in qualche modo, con la cessione della società all’ormai famigerato gruppo composito. Caro amministratore, adesso è tornato in sella: ma per andare dove? «Stiamo vivendo un’emergenza, che è sotto gli occhi di tutti. Il mio impegno è quello di cercare di superarla, fare di tutto per riuscirci. L’accordo con la squadra per i pagamenti arretrati, è un punto di partenza importante. I dissidenti? A quei pochi che non hanno accettato il discorso, lasciamo il tempo di riflettere, ho fiducia che l’adesione alla fine sarà del cento per cento».
Il tempo a disposizione è pochissimo... «Stiamo lavorando per evitare che si vada alla sentenza di fallimento, per questo stiamo producendo tutti i documenti e i fatti concreti che ci possano consentire di raggiungere le scopo. E oddbiamo farlo entro lunedì o martedì».
E passata l’emergenza? «Il lavoro di oggi, vale anche per domani. In questo momento si tratta di salvaguardare un patrimonio, che non è né mio, né suo, ma di una città intera (mentre parliamo, davanti al bar, si ferma un’auto, il guidatore abbassa il finestrino e chiede notizie sul Piace in diretta all’ex-presidente, n. d. R.). Se riusciremo a fare questo, allora si aprirà un’altra partita ancora più importante: quella di trovare persone, imprenditori che siano veramente interessate ad affiancarmi. Mi era rimasto il 25% delle azioni, sentivo il dovere di intervenire».
Sono mesi ormai che si aspetta qualcuno veramente interessato: davvero non ci sono segnali? «Sappiamo bene quanto sia difficile il momento che vive la nostra economia. E il peggio deve ancora arrivare. Dico solo che la mia porta è aperta a tutti, a chiunque sia concretamente disposto a dare una mano. Naturalmente, in primo piano metto i piacentini, vista l’esperienza che abbiamo vissuto con la cordata esterna. Per inciso, con Covilli Faggioli avrò parlato una o due volte... ».
Nomi non se ne possono ancora fare? Nemmeno quello di Guido Molinaroli? «Molinaroli è nel ruolo di chi vanta un credito e si dice disponibile a consolidarlo in cambio di una partecipazione azionaria. Mi ha mandato un “sms”, ne parleremo a voce. Non ho alcuna preclusione nei suoi confronti, anzi. Altri non si sono fatti avanti. Oltretutto, non è sufficiente dire “io ci sto se ci sono già altri”: la disponibilità deve essere in prima persona e senza mettersi in scia a qualcosa che ancora non esiste».
Si parla da più parti anche dell’azionariato popolare... «Una formula bella e suggestiva, ma nella quale credo poco. A volte è difficilissimo andare d'accordo quando si è in due, figurarsi quando il numero degli interessati è così alto. E poi, siamo sicuri che ci sarebbe tutta questa risposta dall'opione pubblica?».
Che tipo di futuro riesce a immaginare per il Piacenza Calcio? «Si deve essere realisti. Il futuro è quello di ridare fiato alla società. Il calcio è cambiato moltis- simo e molto rapidamente, rivedere il Piace in serie A è un sogno e come tale va coltivato. Ma niente è più come prima: non passerà molto tempo che anche la serie A si spaccherà, con le poche squadre grandissime che andranno a confluire in un campionato europeo».
Il telefono continua a squillare, Garilli deve andare a inseguire le sue faccende. Ma ci risentiremo. Ora, in ogni caso, la situazione è più chiara: evitare il fallimento e cercare, con calma, nuovi soci. Resta una montagna impervia da scalare. Perché uscire dall’impasse ed evitare il collegio fallimentare non passa tanto dall'accordo con i giocatori, ma da altri tipi di garanzia: c'è un'indagine della Procura, restano rati ipotizzati, ci sono pendenze ben più onerose e punti da chiarire sulla cessione (rientrata) alla “Italiana S. r. l. “. Insomma, è presto per cantar vittoria.
IN ARRIVO A BREVE UN DIRETTORE GENERALE Voce serale e fondata: è attesa a ore l’ingresso di una nuova figura in società, una sorta di direttore generale o amministrativo. Non piacentina.
Gent Libertà
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