| Istanza della Procura al tribunale Piace, chiesto il fallimento
Alla fine, la bomba è scoppiata: ieri il procuratore Antonio Colonna ha presentato in tribunale l'istanza di fallimento per il Piacenza Calcio. Ora il tribunale fisserà un'udienza nella quale, davanti a un collegio di tre giudici, si deciderà del fallimento, che a questo punto è scontato (a meno che non si presenti qualcuno a pagare i debiti della società, ma siamo a ipotesi fantascientifica). Da quel momento, tutti i beni della società saranno stati sottoposti a vincolo e verranno destinati al pagamento dei debiti. Contestualmente verrà anche nominato il curatore fallimentare che darà il via all'esercizio straordinario della società. Quindi, si andrà alla messa all'asta del titolo sportivo: chi subentrerà (sperando che si trovi qualcuno...) si dovrà accollare solo i debiti sportivi (stipendi di giocatori e personale, trasferte e tutto quanto è inerente all'attività della squadra). La dichiarazione di fallimento, blocca anche l'eventuale ricorso dei giocatori al collegio arbitrale per la richiesta di svincolo. Resta aperto il versante penale per gli amministratori (vecchi e nuovi), ma eventuali provvedimenti potrebbero scattare solo dopo la dichiarazione di fallimento. Sarà in quella fase che la Procura verificherà se ci sono ipotesi di bancarotta fraudolenta. Questa rapidissima e risolutiva decisione della Procura, ha preso le mosse dall'esposto presentato alla Procura dall'avvocato Francesco Macrì, che difende i tesserati del Piacenza Calcio (che non prendono un soldo dal 1° luglio), nel quale chiedeva al magistrato di indagare sul perché in società non ci fossero i soldi per pagare giocatori e tecnici. L'intervento d'ufficio di Antonio Colonna spazza via quindi la massa di dubbi residui, le mezze promesse, le balle messe in giro sulle possibilità degli interpreti di questa saga insopportabile di venire a capo della situazione. Cioè, di riempire la scatola vuota della "Italiana S. r. l. ". Interpreti che escono ora tutti di scena, al termine di una giornata che era iniziata, come sempre, in modo grottesco. Alle 11 era in programma un Consiglio d'amministrazione di una società che in realtà è priva di un Consiglio vero e proprio, con il collegio sindacale, tutto torinese, già dimissionario. La riunione ovviamente è saltata, così come la seconda convocazione che era stata programmata per lunedì alle 12. Sia Gianfranceschi, amministratore delegato della Italiana" che Covilli Faggioli, amministratore unico del Piacenza, sono rimasti a casa. In ogni caso, anche se ci fosse stata, l'assemblea di lunedì non avrebbe avuto altro effetto che sancire la fine dell'avventura, con le dimissioni di Covilli Faggioli. La Procura ha giocato d'anticipo. La giornata aveva proposto anche l'ennesimo "no" di Giorgio Lobbia (l'uomo che ha emesso la fideiussione per l'acquisto) a entrare in società. «Due professionisti - ha detto il broker piacentino-torinese - stanno ancora valutando i contenuti dei bilanci che ci sono stati trasmessi, ma dire che sono un disastro è poco. E poi, questo intervento di Procura e Finanza non ci spinge a investire in un affare che diventa troppo complicato e rischioso». Identica la posizione della "Sogene", l'altra società che sarebbe dovuta intervenire. In un blob sempre più indistinto, registriamo come sia anche significativa l'uscita di scena di Luigi Gallo, che da giorni non si fa sentire. Tutto è finito nella bolla di sapone prevedibile. E scatta un altro conto alla rovescia: la ricerca di uno o più imprenditori che vogliano realmente partecipare all'asta per l'aggiudicazione del titolo sportivo. E qui tocca a tutti fare la loro parte: il sindaco, peraltro già attivo, gli stessi tifosi (magari costituendo un comitato di salvezza), chiunque possa avere l'idea giusta.
Copra pronta a consolidare il credito? Circola una notizia molto interessante, cioè la possibilità che i creditori del Piacenza potrebbero essere disponibili a consolidare quanto devono ricevere. Cioè: niente pagamento di quanto dovuto, in cambio una partecipazione alle quote azionarie della società. Pare, ad esempio, che Copra (che vanta un credito di 250.000 euro) possa essere disponibile ad accettare l'ipotesi. Potrebbe essere un primo passo per risolvere la crisi. Comunque, un bel gesto.
Paolo Gentilotti Libertà
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