| Fissata l'udienza: è il 21 dicembre Reggi: «Ora lavorare tutti insieme. Presto presenterò un progetto»
piacenza - Va via spedito l'iter per dichiarare il fallimento del Piacenza. Già fissata la data dell'udienza in Tribunale, che dovrà accogliere la richiesta del procuratore Antonio Colonna: mercoledì 21 dicembre, a pochi passi dall'albero di Natale. Il Collegio fallimentare sarà presieduto dalla dottoressa Marina Marchetti, giudici a latere saranno Maurizio Boselli e Giuseppe Bersani. Loro dovranno provvedere alla nomina del curatore fallimentare, che aprirà la fase dell'esercizio straordinario metterà all'asta il titolo sportivo. E si aprirà la grande caccia alla soluzione finale: ripartire o chiudere bottega.
A questo punto, diventa sempre più centrale il ruolo delle istituzioni, in particolare del sindaco. Che, come sempre, non si sottrae: «Premesso - dice Reggi - che sarebbe stato meglio arrivare in un altro modo alla soluzione dei problemi, se solo fosse stato colto l'allarme lanciato a gennaio, ora bisogna guardare in faccia la realtà. Non siamo più di fronte a un rapporto fra privati, ma a una questione pubblica, con la consapevolezza che la situazione è molto difficile, che siamo alla canna del gas. Ma sono convinto che si troveranno risorse anche inaspettate: i piacentini sono specializzati proprio in questo genere di cose».
Sì, ma come ci si muove adesso? E quale sarà il suo ruolo? «Adesso più che mai ci vuole piena disponibilità da parte di tutti: tifosi, ex-calciatori, imprenditori e istituzioni. I tifosi con iniziative come quella dell'azionariato popolare; gli ex-calciatori, molti dei quali vivono qui, con il loro bagaglio di esperienza e conoscenze; gli imprenditori con qualcosa di concreto; le istituzioni per tutto il peso che possono mettere in campo come rappresentanti di un'intera comunità. E' un vero appello che faccio a tutte queste componenti e, evidentemente, anche a me stesso».
Sa che bisogna fare in fretta... «Sì, però bisogna fare le cose per bene. Intanto, pensando da subito che non sarà possibile che sia una sola persona a subentrare nella conduzione della società, visto anche il momento economico che stiamo attraversando. Bisogna mettere insieme una squadra, che sappia di passione professionalità, ricreare qualcosa di veramente credibile e autorevole, già pronto quando il titolo andrà all'asta. Da parte mia, sto già lavorando a un progetto da sottoporre a chi potrebbe essere interessato, che renderò pubblico al più presto, perché la cittadinanza ha diritto di sapere».
Vladimiro Covilli Faggioli, amministratore unico del Piace, anche ieri era nella sua La Spezia. «Ho appreso della richiesta di fallimento dal suo giornale - ci dice - e devo dire che la cosa, ovviamente, non mi rende felice. Al momento del mio insediamento, le premesse erano ben altre, ma quello che è successo non è dipeso da me. Non posso che prendere atto della richiesta di fallimento, altro non posso aggiungere».
Ma la "Italiana" cercherà in qualche modo, in questi dieci giorni, di trovare le risorse per evitare la soluzione fallimentare? «Noi lunedì saremo a Piacenza (pare di capire lui e l'avvocato Gianfranceschi, n. d. R.) per la seconda convocazione dell'assemblea. A quel punto, prenderemo decisioni che verranno comunicate tempestivamente».
Ritiene possibile la presenza all'assemblea anche di Fabrizio Garilli, che ha mantenuto il 25% della società? «Questo mi sento di escluderlo».
Fra i protagonisti di primo piano della vicenda, c'è l'avvocato Francesco Macrì. E' stata proprio la sua richiesta di indagini alla Procura, in qualità di legale dei tesserati per la messa in mora della società, a far partire tutto il meccanismo.
Avvocato, possiamo considerare il fallimento come un suo successo? «No, nessun successo. Ho agito come legale e rappresentante dell'Assocalciatori per tutelare gli interessi dei tesserati. Se posso esprimere una soddisfazione, sempre in questo contesto, è per il fatto che la nostra azione ha contribuito a smuovere le acque, ad anticipare un chiarimento della situazione».
Se, come sembra, il Tribunale ufficializzerà la procedura fallimentare, verranno bloccate anche le richieste di svincolo da parte dei giocatori, ma ci sono in mezzo dieci giorni: cosa può succedere in questo lasso di tempo? «La situazione non è uguale per tutti. Ci sono da una parte i calciatori in prestito, che sono quelli più tutelati, nel senso che se non percepiscono lo stipendio dal Piacenza, lo possono ottenere dalle società di origine. Poi ci sono i calciatori più giovani, che hanno meno mercato e potrebbero decidere di rimanere in attesa che la situazione societaria si chiarisca. Il vero problema, se di problema vogliamo parlare, possono essere i giocatori che hanno mercato. E qui la situazione può essere diversa da un caso all'altro. C'è chi deciderà di rimanere, ma qualcuno potrebbe chiedere al curatore fallimentare come suo diritto, il consenso ad essere ceduto sul mercato di gennaio. Ma qui gli interessi potrebbero coincidere».
In che senso? «Nel senso che magari anche al curatore, che deve tutelare gli interessi economici della società e permetterle di operare, converrebbe cedere i giocatori con gli stipendi più alti. In ogni caso, conta il fatto che si è evitata la fuga dei calciatori a parametro zero, che avrebbe significato un danno molto considerevole per la società e di fatto impedirle quasi di ripartire».
Siamo alle prime battute di una vicenda che ha cambiato pelle per l'ennesima volta. Molte ipotesi sono sul tavolo, almeno le posizioni si vanno a chiarire. Determinante diventa il ruolo delle istituzioni. Prevedere come andrà a finire sa molto di sfera di cristallo. Paolo Gentilotti
Armenia: «Noi continuiamo a fare il nostro dovere» Giglio: «Momento difficile». De Vitis: «Fare di tutto»
E' un Piacenza ormai abituato alla sopravvivenza: in campo (oggi contro il Bassano è un faccia a faccia per la salvezza), ma soprattutto fuori dal campo. Pacchetto fallimento. La notizia, per quanto attesa, è entrata prepotente nel normale avvicendarsi delle cose, suscitando reazioni a catena.
La prima che abbiamo cercato è quella degli "eroi della sede", i dipendenti che stanno portando avanti con le loro forze l'attività della società. «Personalmente - dice il segretario Paolo Armenia, anima della "squadra di resistenza" - ho appreso della richiesta di fallimento dal giornale. Ufficialmente, non ho ancora riscontri. Non posso che prenderne atto e dire che il nostro lavoro continua: questa mattina abbiamo segnato il campo e pulito gli spogliatoi per rendere possibile la disputa della partita contro il Bassano».
Fuori dalla sede, la voce è corsa in fretta. Bruno Giglio, oltre a rappresentare un'eccellenza dell'imprenditoria piacentina, è sempre stato vicino al mondo dello sport. Da quest'anno è anche sponsor, con la Biomedica Santa Lucia, dell'Atletico BP Pro Piacenza, realtà non troppo lontana da quella biancorossa (serie D).
«La prima cosa che mi sento di dire - afferma Giglio - è che è finita un'epoca ed è finita molto male. La situazione che si è creata, induce a molte riflessioni, su come ricostruire qualcosa che possa riavvicinare la città al calcio professionistico. Sapendo che non è facile, perché questa crisi viene a cadere in un momento difficilissimo per l'economia, che inducono il mondo dell'imprenditoria a mettere il calcio un po' in disparte. Sono sicuro che ci sia gente con ottime intenzioni, ma non si può evitare di fare i conti con la realtà».
«Credo - continua il Cavaliere del lavoro - che si debbano fare anche sforzi di fantasia, che si debbano cercare nove formule. Ad esempio, lo stadio non deve più essere un costo ma diventare una risorsa ed essere commisurato alle esigenze attuali: una cattedrale nel deserto, non ha più senso».
Lei esclude un suo coinvolgimento? «Io ho scelto una realtà sana e tranquilla come quella dell'Atletico, un progetto serio e che si occupa molto anche del settore giovanile»
Legatissimo al Piacenza, del quale è stato giocatore, allenatore delle giovanili e dirigente, Totò De Vitis non può restare indifferente: «Per quanto me lo aspettassi - dice l'ex-giocatore, oggi dirigente dell'Atletico - quando ho letto la notizia ho sentito un tuffo al cuore. Fa male vedere che il Piacenza ha fatto questa fine. La cosa che mi consola è che, vista la situazione che si è creata, il fallimento può essere l'unico passaggio per portare a una vera ripartenza della società. Cercando di farlo in tempi rapidi».
Sì, ma come ripartire? «Bisogna trovare qualcuno che abbia la voglia e le possibilità economiche per portare avanti la società. Ottimista? Non proprio, visto il momento che in generale attraversa tutta l'economia, ma credo che la squadra di calcio rappresenti qualcosa di troppo importante perché venga lasciata cadere. Ma soprattutto, chi entrerà dovrà avere grande passione. Tutti quelli che hanno la possibilità di farlo, hanno il dovere morale di intervenire. L'Atletico? Ci sono ottimi dirigenti, ma è ancora una realtà molto diversa da quella del Piacenza».
Si apre un'altra stagione piena di cose da scoprire. Sperando ce ne siano. gent
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